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1917: Our Victory. Abstract “What Is To Be Done?” V.I.Lenin [ENG\ITA]

[Eng]

Without revolutionary theory there can be no revolutionary movement.
This idea cannot be insisted upon too strongly at a time when the fashionable preaching of opportunism goes hand in hand with an infatuation for the narrowest forms of practical activity. Yet, for Russian Social-Democrats the importance of theory is enhanced by three other circumstances, which are often forgotten: first, by the fact that our Party is only in process of formation, its features are only just becoming defined, and it has as yet far from settled accounts with the other trends of revolutionary thought that threaten to divert the movement from the correct path. On the contrary, precisely the very recent past was marked by a revival of non-Social-Democratic revolutionary trends (an eventuation regarding which Axelrod long ago warned the Economists). Under these circumstances, what at first sight appears to be an “unimportant” error may lead to most deplorable consequences, and only short-sighted people can consider factional disputes and a strict differentiation between shades of opinion inopportune or superfluous. The fate of Russian Social-Democracy for very many years to come may depend on the strengthening of one or the other “shade”.
Secondly, the Social-Democratic movement is in its very essence an international movement. This means, not only that we must combat national chauvinism, but that an incipient movement in a young country can be successful only if it makes use of the experiences of other countries. In order to make use of these experiences it is not enough merely to be acquainted with them, or simply to copy out the latest resolutions. What is required is the ability to treat these experiences critically and to test them independently. He who realises how enormously the modern working-class movement has grown and branched out will understand what a reserve of theoretical forces and political (as well as revolutionary) experience is required to carry out this task.

Thirdly, the national tasks of Russian Social-Democracy are such as have never confronted any other socialist party in the world. We shall have occasion further on to deal with the political and organisational duties which the task of emancipating the whole people from the yoke of autocracy imposes upon us. At this point, we wish to state only that the role of vanguard fighter can be fulfilled only by a party that is guided by the most advanced theory. To have a concrete understanding of what this means, let the reader recall such predecessors of Russian Social Democracy as Herzen, Belinsky, Chernyshevsky, and the brilliant galaxy of revolutionaries of the seventies; let him ponder over the world significance which Russian literature is now acquiring; let him. . . but be that enough!(“What Is To Be Done?” section 1 “Dogmatism And “Freedom of Criticism”)

[ITA]

Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario. Non si insisterà mai troppo su questo concetto in un periodo in cui la predicazione opportunistica venuta di moda è accompagnata dall’esaltazione delle forme più anguste di azione pratica. Ma per la socialdemocrazia russa, in particolare, la teoria acquista un’importanza ancora maggiore per le tre considerazioni seguenti, che sono spesso dimenticate. Innanzi tutto, il nostro partito è ancora in via di formazione, sta ancora definendo la sua fisionomia ed è ben lungi dall’aver saldato i conti con le altre correnti del pensiero rivoluzionario, che minacciano di far deviare il movimento dalla giusta via. Anzi, proprio in questi ultimi anni (come Axelrod già da molto tempo aveva predetto agli economisti [17]) ci troviamo di fronte ad una reviviscenza delle tendenze rivoluzionarie non socialdemocratiche. In siffatte condizioni, un errore, che a prima vista sembra “senza importanza”, può avere le più deplorevoli conseguenze; e bisogna essere ben miopi per giudicare inopportune e superflue le discussioni di frazione e la rigorosa definizione delle varie tendenze. Dal consolidarsi dell’una piuttosto che dell’altra “tendenza” può dipendere per lunghi anni l’avvenire della socialdemocrazia russa.

In secondo luogo, il movimento socialdemocratico è per la sua stessa sostanza internazionale. Ciò non significa soltanto che dobbiamo combattere lo sciovinismo nazionale. Significa anche che in un paese giovane un movimento appena nato può avere successo solo se applica l’esperienza degli altri paesi. Ma per applicarla non basta conoscerla o limitarsi a copiare le ultime risoluzioni. Bisogna saper valutare criticamente e verificare da se stessi questa esperienza. Basta pensare quali passi giganteschi ha fatto il movimento operaio contemporaneo e come si è articolato per comprendere quale riserva di forze teoriche e di esperienza politica (ed anche rivoluzionaria) sia necessaria per adempiere questo compito.

In terzo luogo, i compiti nazionali della socialdemocrazia russa sono tali, quali non si sono mai presentati a nessun altro partito socialista del mondo. Vedremo in seguito quali doveri politici ed organizzativi ci impone il compito di liberare tutto il popolo dal giogo dell’autocrazia. Per il momento ci limiteremo a rilevare che solo un partito guidato da una teoria di avanguardia può adempiere la funzione di combattente di avanguardia. Ma per raffigurarsi un po’ più concretamente che cosa questo significhi, ricordi il lettore quei precursori della socialdemocrazia russa, che si chiamano Herzen, Belinski, Cernyscevski e la brillante pleiade dei rivoluzionari degli anni settanta; rifletta all’importanza mondiale che la letteratura russa acquista presentemente; pensi… ma basta così!(Che fare? paragrafo 1 “Dogmatismo e libertà di critica”)

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